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La voce dei gol

Ci lascia Roberto Bortoluzzi, anima di tutto il calcio minuto per minuto goal

Novecento, il protagonista dell’omonimo romanzo di Alessandro Baricco, fu tentato di scendere dalla nave su cui aveva passato tutta la vita per sentire la voce del mare, che si sente, pare, soltanto da terra. Perché anche il mare ha una voce, come tutte le cose e parla, alle volte inascoltata ma mai risentita, e si racconta a chi sa e vuole ascoltare.

Si è spenta ieri, nella zona di Nervi, proprio vicino al mare di Genova, la voce dei gol, la voce di Roberto Bortoluzzi, che ideò, con l’aiuto di Guglielmo Moretti e Sergio Zavoli, Tutto il calcio minuto per minuto, cui partecipò dal 1959 al 1987. Bortoluzzi viene descritto, oltre che come uno straordinario professionista, come un signore all’antica, uno che non si arrabbia e sa comprendere gli altri, ma anche organizzarne le azioni verso uno scopo comune, in particolare verso l’incredibile successo della trasmissione radiofonica che per anni ha regalato il campionato a chi voleva seguirlo.

E il calcio da allora si trasforma perché si può non soltanto vederlo allo stadio, ma anche ascoltarlo. E la parola è duttile, e si piega, necessariamente, all’emozione di chi la pronuncia. Ascoltare una partita non è ascoltare soltanto la partita, ma la partita nelle parole di chi la racconta. E se la voce cambia di ritmo e di tono così come le azioni si susseguono ora lente ora veloci, se un gol inatteso corrisponde ad un’interruzione improvvisa, il racconto trascende il fatto e lo rende quasi magico. Ascoltare stimola la fantasia, mentre vedere può ottunderla.

La descrizione di un dribbling o di un colpo di tacco può evocare in ciascuno emozioni diverse, persino immagini diverse. Perché nella concitazione, tra un gol mancato e un gran tiro da fuori, non c’è tempo per i dettagli. E così Bortoluzzi, non se ne cura, e lascia i dettagli all’immaginazione di chi ascolta, affascinato e rapito, quella cronaca precisa eppure non asfissiante, curata nei particolari, ma non ad essi vincolata ed asservita. Quella cronaca divertita, divertita davvero. Intesa non come il dovere di trasmettere solo informazioni, ma come la gioia di raccontare un gioco, e di aiutare a viverlo, in qualche modo a parteciparne.

Si spegne ora, Bortoluzzi, a 86 anni, ora che il calcio, senz’altro è più guardato che ascoltato: guardato in TV, soprattutto. Poter vedere anche da casa in diretta le azioni più belle e le rimonte più emozionanti è senz’altro un grande vantaggio. Ma la cronaca, forse troppo spesso, diventa un contraltare di nomi e di cognomi, di descrizioni asettiche, anche precise, ma vuote. La possibilità per il pubblico di vedere ciò che accade offrirebbe al commentatore l’opportunità di occuparsi in misura minore degli avvenimenti, che sono già visivamente a disposizione del telespettatore, per concentrarsi sull’analisi tattica o proprio sul racconto della partita, interpretata in modo per definizione opinabile, ma personale, più che sulla partita in sé e per sé.

Ricordandosi, proprio come Bortoluzzi, che si tratta, perlomeno per chi guarda e chi commenta, di un gioco, e un gioco non è tale se non ci si diverte. Non si tratta però di una via molto battuta. L’immaginazione lascia posto alla descrizione, la fantasia all’immagine. Purtroppo, alle volte, la parola al grido, anche in fase di commento. E di una voce che sa parlare e tacere, emozionare e coinvolgere, della voce dei gol, si sente e si sentirà la mancanza.

Damiano Verda

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