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Acoustic Night 18

Dal 3 al 6 maggio 2018
Beppe Gambetta, Acoustic Night 19

Acoustic Night 18

Nel consueto appuntamento annuale al Teatro della Corte di Genova Beppe Gambetta, virtuoso della chitarra, sceglie di rendere omaggio a Fabrizio De André, affiancato dal contrabbasso del genovese Riccardo Barbera e dagli ospiti internazionali Felix Meyer, Erik Manouz (entrambi dalla Germania), James Keelaghan e Hugh McMillan (canadesi).

Inusualmente, rispetto agli scorsi anni, la scenografia di Sergio Bianco non si sviluppa nella parte alta della scena, con un quadro, ma a partire dalla sua base, con la rappresentazione plastica di un campo di grano, in cui ciascuna spiga porta le cinque linee del pentagramma. Scenografia robusta, a voler simboleggiare il delicato equilibrio tra forma e sostanza, cifra stilistica inconfondibile dell’opera di De André.

È uno spettacolo che, da tale solida radice, si sviluppa in un continuo movimento, come ci ricorda anche la scelta dei pezzi, che alternano rivisitazioni di alcuni brani dell’immortale cantautore e canzoni scritte e proposte degli ospiti o dallo stesso Gambetta, in un mix equilibrato, vincente e avvincente. Si intuisce, come filo conduttore, proprio il tema dello spostamento, del viaggio, tanto nello spazio quanto nel tempo, tanto reale quanto metaforico.

Un autentico omaggio allo spirito oltre che all’opera di De André, come quello andato in scena stasera, non può naturalmente prescindere dal mettere al centro una storia, molte storie, che si radunano sul palco dai più remoti luoghi e momenti. Il massacro delle tribù Cheyenne del 1864 con “Fiume Sand Creek” e quella dell’eterna arroganza del potere, in “Geordie”, che nasce come ballata numero 209 delle Child Ballads del XVI secolo e viene riarrangiata secondo l’originale stile folk inglese.

E così senza forzature, con spontaneità, finiscono per affiancarsi la riflessione amara e contemporanea di Felix Meyer sull’Europa con “Noch früher mal”, che amaramente la dipinge “Verzweifelt regelmäßig an ihrer Verzweiflung”, cioè “alla regolare, disperata ricerca della disperazione” e il messaggio di speranza di Keelaghan con il suo “Walk on”, ovvero “continua a camminare”, a esplorare. Così, una alla volta, tanto le voci più amare quanto quelle più speranzose si ritrovano insieme, all’originale ricerca dell’eterna poetica di Faber, potremmo dire “sulla sua cattiva strada”. Quella strada lungo cui, comunque, come ci ricorda proprio il cantautore:

"E quando poi sparì del tutto
A chi diceva «È stato un male»
A chi diceva «È stato un bene»
Raccomandò «Non vi conviene
Venir con me dovunque vada
Ma c'è amore un po' per tutti
E tutti quanti hanno un amore
Sulla cattiva strada
Sulla cattiva strada”

Damiano Verda